L’Orto in Campania ha vissuto tre giorni di confronto intenso e stimolante, un’occasione preziosa per i nostri educatori, che quotidianamente si confrontano in orto con studenti di tutte le età, per approfondire alcuni dibattiti attualissimi e spesso sullo sfondo dei nostri laboratori. Titolo piuttosto impegnativo, obiettivo finale dei più ambiziosi: “la ricerca e i valori, viaggio oltre ogni polemica”. Un workshop che è riuscito nell’intento di approfondire il ruolo dell’attività didattica e di quella divulgativa in ambito scientifico, confrontando scienza, tecnologia, mercato, tradizione e progresso, con la partecipazione di relatori esperti in materia: Annalisa D’Onorio, responsabile Ufficio educazione Slow Food Italia, Anselme Bakudila, Centro Studi Slow Food, Massimo Fagnano, docente di agronomia all’Università Federico II di Napoli, Elena Gagliasso, docente di Filosofia della scienza all’Università La Sapienza di Roma, Beatrice Mautino, divulgatrice scientifica e collaboratrice del mensile Le Scienze.

Un confronto collettivo e molto serrato su temi che dividono l’opinione pubblica, una riflessione analitica sugli aspetti metodologici la cui scarsa conoscenza spesso genera equivoci e fraintendimenti. Dopo l’introduzione e la presentazione delle numerose attività svolte in questi anni ne L’Orto in Campania, Massimo Fagnano ha preso la parola sullo spinoso e controverso tema della Terra dei Fuochi, sottolineando le differenze tra la percezione diffusa del fenomeno e l’effettiva realtà della condizione ambientale nelle aree interessate. Fagnano ha coordinato negli ultimi tempi i lavori del progetto Life Ecoremed, che ha portato al prelievo di oltre 1700 campioni di terreno agricolo nella cosiddetta Terra dei Fuochi (comprendente 77 Comuni campani, per circa 150mila ettari di territorio). Un monitoraggio così capillare da non avere probabilmente precedenti in Italia, considerato che la ricerca aveva lo scopo di individuare la presenza nel suolo di 16 metalli potenzialmente tossici. “Ebbene – ha spiegato Fagnano – possiamo dire che in generale la piana casertana e napoletana soffre degli stessi indici di inquinamento di tutte le pianure fortemente urbanizzate d’Italia e d’Europa”.


Alla ribalta nella seconda giornata di workshop l’acceso confronto su biotecnologie e utilizzo di Organismi Geneticamente Modificati, che ha visto protagonisti Anselme Bakudila e Beatrice Mautino, portatori di visioni diametralmente opposte. Bakudila si è espresso a favore di sovranità alimentare, tutela della biodiversità, sistemi agricoli a basso impatto e sviluppo delle filiere a km zero con la finalità di assicurare cibo di qualità a chi mangia e giusto guadagno a chi produce. Invece Mautino, autrice – tra le altre attività legate all’informazione scientifica e alla divulgazione – del libro Contro Natura, ha dal canto suo smontato alcuni luoghi comuni sul cibo diffusi nell’opinione pubblica e approfondito scientificamente alcuni aspetti della genetica. Mentre Elena Gagliasso, prezioso “arbitro metodologico” del dibattito, attenta ai passaggi logici e argomentativi dei due “contendenti”, ha proposto la sua tesi sul Pensare ambientati e la necessità dell’ampliamento del metodo scientifico. “Si pensa comunemente che la conoscenza scientifica – ha sottolineato l’epistemologa – sia fatta di osservazione ed esperimenti e che, sulla base dei dati acquisiti, la successiva formulazione di teorie possa spiegare il fenomeno indagato attraverso codici matematizzati. Ma la conoscenza scientifica procede soprattutto dalla costruzione di ipotesi che indirizzano e strutturano l’osservazione e il lavoro sperimentale, i quali a loro volta rimodellano le ipotesi sulla base dei risultati raccolti. Questo processo circolare viene spesso avviato e sostenuto usando forme concettuali prese in prestito dal linguaggio corrente, dall’arte, dalla tecnologia: metafore e analogie, che funzionano da modelli per la spiegazione dei processi naturali e improntano i ragionamenti con cui i ricercatori mettono a punto e vagliano criticamente le teorie”.

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Successivamente i partecipanti al workshop, suddivisi in tre gruppi equilibrati per competenze e curriculum accademico, hanno preso parte a un lavoro collettivo sui contenuti proposti, sviscerando con la guida di un relatore gli stimoli derivanti dalle dicotomie emerse:
INFORMAZIONE vs DISINFORMAZIONE: allenarsi a distinguere tra fatti e credenze, realtà e leggende metropolitane, individuando gli strumenti necessari per farlo efficacemente.
SCIENZA vs MERCATO: indagare il collegamento tra ricerca scientifica teorica, nuove scoperte, applicazioni tecnologiche e finanziamenti economici.
NATURA vs CULTURA: scoprire il rapporto tra il mondo della natura e la sfera di produzione dell’uomo, ragionando sul ruolo che oggi rivestono tecnologia, saperi, informazione e comunicazione nella nostra società.
L’ultima giornata è stata animata dal confronto tra gruppi e relatori sulla base del lavoro presentato, intervallato da numerose domande e stimolanti pungolature…

Senza dubbio, resta la traccia di un workshop effervescente e, più di altre occasioni che spesso esasperano le divisioni tra schieramenti, volto all’ascolto di posizioni diverse e argomentate con rigore (grazie la controllo della nostra filosofa-arbitro).