Un’estate piena di progetti.

L’ultimo post di questo blog risale a maggio, nel frattempo molte cose sono successe, così tante che non abbiamo avuto neanche il tempo di scriverne. E siccome tra poco ne inizieremo altrettante sarà meglio affrettarsi.

Dopo l’esperienza dell’Hackathon con punte di tecnologia applicata a peperoni e friarielli che hanno raggiunto i vertici della programmazione di app e realtà aumentata, siamo tornati all’analogico spinto, con una buona pratica che proprio non si capisce perché non sia d’obbligo periodicamente in tutte le istituzioni educative del globo (ossia, in alcune parti del mondo lo è , in Italia, non se ne sente proprio parlare): le osservazioni dei docenti. Non una pratica da guardoni, piuttosto un modo per dare l’opportunità ai nostri educatori di rivedersi in video e sentire i commenti dei loro colleghi riguardo al loro modo di gestire la lezione e relazionarsi ai discenti. Per inciso, continuiamo a chiederci, perché nelle scuole italiane e nelle università non ci sono mai docenti che valutano docenti? Non sarebbe la cosa più bella, naturale e giusta per migliorarsi costantemente? Chiuso il candido inciso, continuiamo con la nostra narrazione (oggi sarebbe storytelling). Tra maggio e giugno, nel nostro orto, un docente teneva il consueto laboratorio davanti alla classe ospite della giornata e allo stesso tempo veniva ripreso e osservato da due colleghi.

Anche se inizialmente questa pratica è stata presa quasi per un esame (mi stupisco dei docenti che hanno studiato Scienze dell’Educazione all’università, ma in 5 anni di approfondimenti sulla pedagogia, un aspetto così importante e delicato non si affronta?), il reale valore dell’esercizio è stato subito esplicito nella mente dei nostri educatori: ho l’opportunità di avere due miei colleghi che per 45 minuti hanno occhi solo per me e poi, se volessimo approfondire alcuni passaggi della mia performance (l’insegnamento, anche quello più partecipato e interattivo, non è accomunabile a una pièce teatrale?) abbiamo anche la ripresa video. Infatti, alla fine di questo percorso, quando tutti i docenti hanno osservato e si sono fatti osservare, l’impressione generale è stata quella di aver imparato molto sia in un ruolo sia nell’altro.

Manifesto

Non è la prima volta che si tengono questo tipo di osservazioni nel nostro orto, due anni fa venne una specialista, Cristina Bertazzoni [qui]. Sicuramente organizzeremo molte altre sessioni di osservazione con esperti o tra i docenti del nostro programma, entrambe le modalità sono importanti.

Dalle osservazioni alle ispirazioni: con il Museo della Scienza di Trento, L’Asilo nel Bosco e Slow Food Campania. Ospiti del “dietro le quinte” de L’Orto in Campania: Samuela Caliari, Rosaria Viola, Danilo Casertano e Peppe Orefice. Quattro conferenze per altrettanti argomenti: il dipartimento educazione del Museo della Scienza di Trento, metodi di valutazione dei programmi educativi del museo, L’Asilo nel Bosco e la pedagogia tra gli alberi, tecniche di didattica collaborativa. Giornata intensa e piena di contenuti da approfondire. Di sicuro, uno degli aspetti del nostro mestiere da approfondire nei prossimi mesi sarà la divulgazione scientifica.

Non ultimo, la nostra nuova fatica editoriale, la Guida Botanica de L’Orto in Campania, non anticipiamo molto, ma sappiate che ci stanno lavorando 6 docenti del nostro progetto, un art director, due illustratori e un designer-project-manager. E quando tutta questa gente mette le sinapsi al servizio di un progetto, come fare per iniziare i lavori? Una bella sessione di progettazione condivisa. Ed ecco spuntare, pennarelli, post-it, polaroid, colla… Con la pubblicazione ci vediamo nel 2016, adesso i redattori si chiudono con le loro tassonomie in latino, gli illustratori a disegnare più di 100 varietà, l’art director a mettere tutto insieme in un progetto grafico che sia bellissimo e riesca a organizzare le informazioni in maniera ottimale (oggi sarebbe smart) e tutto il gruppo ad arrovellarsi su qualche soluzione cartotecnica che vi lascerà col fiato sospeso…